|
|
-
La Civiltà Cattolica agosto 1984 Una scelta, una proposta Carta e Regolamento della Comunità del Mattino di Piersandro Vanzan s.j.
Segnaliamo questo volumetto perché viene a portare altra luce su quel particolare «segno dei tempi» rappresentato dalla «vita comune mista»: cioè da quelle comunità di uomini e donne che vivono insieme, seguendo una regola di perfezione cristiana (o anche interreligiosa) e condividendo tutti i beni materiali e spirituali. Manca tuttora una mappa sia geografica sia tipo logica di questo fenomeno, che lo Spirito ha incrementato dopo il Vaticano Il, ma che non dev'essere confuso né con la vita religiosa (sia classica, sia degli Istituti secolari), né con le Comunità Ecclesiali di Base, riconducibili e funzionali alla strategia di rivitalizzazione delle parrocchie (cfr A. Fallico, Chiesa-mondo. Un movimento per le CEB, Ed. Paoline, Roma 1982). Qui ci basti ricordare che l'arco di questa .«vita comune mista» va dalla ben nota Comunità di Bose (Vc), internazionale e ce1ibataria, alla Comunità interreligiosa dell' Arca, sul Monte S. Elia, Massafra (Ta), dove quattro famiglie con dieci bambini vivono secondo lo spirito gandhi-cristiano una vita nonviolenta (cfr Settimana, 29 gennaio r984, p. 6).
È in quest'ambito ben complesso che s'inserisce anche la Comunità del Mattino, caratterizzata dalla condivisione di vita tra sposati, con impegno spirituale molto intenso, com'è testimoniato daltesto in esame, stampato da un anno, ma già collaudato in un quinquennio di vita comune. Conoscendo questi protagonisti, abbiamo verificato insieme, alla luce dell'esperienza, Carta e Regolamento. Ne è risultato che funziona bene tutto ciò che riguarda la fiducia reciproca e l'impegno a essere sempre chiari ed espliciti. Non si nota alcun timore circa le «intenzioni insidiose altrui», nè si conservano dentro di sé riserve mentali o motivi d'insoddisfazione: la comunicazione, prerequisita alla comunione, si può dire piena. Funziona molto bene anche l'art. 11 del Regolamento (Il sole non tramonti sulla tua ira), al quale è stato spontaneamente aggiunto l'aspetto positivo: quando si vuole comunicare apprezzamento o gratitudine verso qualcuno, gli si pone davanti (anziché il sasso) una candela accesa.
Poco utilizzata, invece, la «collaborazione spirituale» - una variante del discernimento degli spiriti e della «direzione» omonima -, che viene magari riscoperta quando c'è qualcosa che non va, anziché essere strumento quotidiano per crescere spiritualmente e diventare cosi sempre più comunitari. Anche il riferimento al «garante» - figura intermedia tra il superiore e la guida spirituale -. è scarso. E se, da un lato, ciò può essere positivo - dimostrando, in accordo con l'art. 16 del Regolamento, che la «garanzia» è sentita come patrimonio comune e quindi assolta un po' da tutti (la comunità educante) - d'altro Iato resta un po' in ombra quello ch'è il «carisma fondazionale», e conseguentemente lo specifico di questa comunità, di cui appunto il «garante dà garanzia». Nel complesso, però, si deve dire che l'essere «ad intra») - condividere e celebrare insieme - ha dato e continua a dare buoni risultati e si dimostra, tutto sommato, non tanto difficile. Scarso è invece, date le necessità di lavoro per guadagnarsi da vivere, il servizio «ad extra), che solo qualcuno riesce a fare, ma personalmente, mentre sarebbe auspicabile la realizzazione di qualche forma di servizio comunitario, magari nell'ambitO della parrocchia.
Concludendo, ci sembra di poter dire che quanto abbiamo riferito riguarda certo «piccole cose» ". ma dello Spirito. Sono cioè esperimenti con piccoli numeri e con risonanze molto sommesse proprio agli antipodi dei gusti e stili massmediali contemporanei ma sono chiaramente «esperimenti d'avanguardia del Regno» o anticipazione del «messianico nel quotidiano», com'è confermato dai frutti chiaramente evangelici, che non possono provenire da un albero cattivo. In ogni caso, pare proprio che il futuro della Chiesa sia sempre più legato alla creazione di modelli comunitari simili a quelli qui accennati nei quali, superando la solitudine dell'individualismo e, all'opposto, la massificazione del popolo di Dio, si formino persone coscienti e libere, capaci cioè di «fare Chiesa» in autentiche comunità di fede vissuta. |