“…E SARÀ PER SEMPRE: IL SEGRETO DELLA FEDELTÀ CREATIVA”
Sintesi dell'incontro con i coniugi Thellung
Incontrare altre persone per noi è sempre una gioia, un dono di Dio. Siamo sposati da 51 anni, felicemente, passiamo il tempo tra impegni di vario tipo, e naturalmente anche di famiglia, figli e nipoti sempre però guardando alla nostra unione e al nostro amore. Felicemente non vuol dire senza problemi, ma ci divertiamo con i nostri problemi. Adesso i nostri problemi sono pochi, ma una volta erano più consistenti. Siamo qui e andiamo avanti con il quotidiano, in qualche modo ci sentiamo coniugi professionisti. Oggi il matrimonio è in crisi e per lo più si tende a sposarsi sempre meno, ma a noi piace vedere anche l’altra faccia della medaglia e diciamo per certi versi “per fortuna”. La maggior parte di quelli che sono formalmente matrimoni non sono matrimoni veri, sarebbe bene riscoprire che cos’è il matrimonio.
C’è una cosa positiva nella convivenza, che a volte è nemica del matrimonio, ma può essere amica, se portata avanti bene. Conosciamo delle coppie che, pur essendosi sposate senza grande consapevolezza, col passare del tem-po capiscono cos’è il matrimonio e allora scoprono dopo anni di convivenza il senso del loro matrimonio; questo per dire che anche quando la partenza è un po’ superficiale il matrimonio non è necessariamente compromesso: abbiamo speranza che il senso del matrimonio si possa riscoprire.
Che cos’è il matrimonio? La vita coniugale vera non è né un contratto né un esperimento. Una volta si facevano dei matrimoni per contratto combinati dai genitori. Se fosse un contratto sarebbe a termine, e quando cambiano i termini non avrebbe più nessun valore. E non è neppure un esperimento, oggi molti vanno a convivere per fare un esperimento, ma questo serve per verificare qualcosa, e quindi prima o poi finirà. Il matrimonio è legato ad una decisione consapevole, semplicissima: è scelta di una persona per andare insieme (parola chiave) non si sa dove, e per fare non si sa che cosa, ma per andarci e farlo insieme. Questo “insieme” può essere rispettato per tutta la vita e se uno lo assume con questo intento allora il matrimonio è un impegno per tutta la vita. Non si tratta di legare il matrimonio alla parola indissolubile, che non si può più sciogliere, se esso è in crisi non c’è vincolo che tenga. Noi abbiamo avuto dei problemi anche pesanti, ma siamo andati avanti insieme. Il matrimonio dunque è la scelta di una persona per costruire la vita insieme.
Di fronte alle crisi del matrimonio, come testimonianza vogliamo dire che si può avere un matrimonio che funziona, si può, noi ci siamo riusciti e siamo persone normali. Quindi si può. Può essere utile un piccolo chiarimento sulla differenza tra amore e matrimonio. È come la differenza tra fede e religione: quest’ultima è sul piano del fare (atteggiamenti, riti, norme: si può essere religiosissimi senza aver fede), mentre la fede è un modo di essere; la religione è uno strumento al servizio della fede, e purtroppo quando è mal esercitata può diventare nemica della fede. L’amore è un modo di essere, mentre la vita coniugale è un agire, è un mestiere: se viene esercitato bene alimenta l’amore, se viene esercitato male lo distrugge. Se si sceglie il matrimonio come mestiere, bisogna imparare a farlo bene.
Entriamo in merito all’argomento chiave di questo convegno “La fedeltà creativa”: la parola chiave è creativa, che andrebbe affiancata anche alla parola verità. La verità è qualcosa di creativo, nei rapporti d’amore si crea verità, i coniugi sono chiamati a creare verità. La parola fedeltà è una parola molto rovinata dal moralismo, tanto che questa parola nell’uso comune è diventata antipatica. Nell’opinione comune si pensa: noi siamo sposati e quindi io “devo” esserti fedele e tu “devi” essermi fedele. Ma il rapporto non va basato sul dovere, non è un problema di dovere, sennò l’amore viene soffocato. L’infedeltà non è solo l’adulterio consumato, perché nel rapporto coniugale quando uno dei due crea un distacco con l’altro (ad esempio, di fronte a un problema, dicendogli: arrangiati, è un problema tuo) crea già le premesse per l’infedeltà; lasciare il coniuge solo con un problema anziché affrontarlo insieme è già un tradimento.
Il nostro matrimonio ha avuto una svolta quando ci siamo chiesti se ci interessava la fedeltà dell'altro, e la risposta affermativa ha spinto a chiederci reciprocamente: che cosa posso fare per aiutarti a essermi fedele? Come posso impostare il rapporto tra noi, quando ci sono dei problemi, per fare in modo che tu ti senta capito/a? Per fare in modo che tu voglia essermi fedele? A volte è difficile comunicare soprattutto quello che non va bene, perché sovente non è il momento adatto e non c'è l'attenzione necessaria. Così abbiamo pensato assai utile offrire momenti di particolare ascolto, e abbiamo cominciato a chiederci reciprocamente: hai qualcosa da dirmi? Posso fare qualcosa per te? E abbiamo anche imparato a condividere esplicitamente gli aspetti positivi del nostro rapporto, anziché lasciarli nell'ombra come se fossero scontati. Dirsi ti amo all'inizio è più facile, ma continuare poi nel tempo crea un clima virtuoso che porta molti benefici. Questo non significa assenza di litigi, che sono fisiologici al rapporto di coppia, ma abbiamo anche imparato a litigare tenendoci per mano. Che cosa vuol dire? Litigare talvolta è necessario, per non trascinarsi disaccordi e incomprensioni, ma l'importante è farlo senza mettere in discussione la fiducia di base. Litigare tenendosi per mano è un arte per capirsi e continuare a camminare insieme.
Un suggerimento: quando avete da discutere sedetevi davanti a uno specchio in modo da vedere le facce di entrambi, e vi accorgerete che è molto più facile ragionare pacatamente restando in argomento, anziché sparare sull'altro per prevalere. Si tratta di piccoli accorgimenti per capire meglio l'intenzione di proseguire il cammino insieme. Farsi dire qualcosa è un arte da imparare; per farsi dire qualcosa bisogna mettersi a disposizione e facilitare al massimo la comunicazione. Per noi è stato importante quando abbiamo preso come metodo di chiederci tutti giorni “Hai qualcosa da dirmi?” in modo da non accumulare ombre e polvere.
Per quanto riguarda la sessualità, dobbiamo ricordare che nella nostra cultura cristiana esistono pregiudizi assai negativi da 2000 anni. Siamo figli di una mentalità che dice che il sesso è qualcosa di pericoloso. Il sesso può far perdere il lume della ragione, può portare a deviazioni di tutti i tipi. Se usato male è certamente vero, perciò dev'essere trattato in un modo positivo, perché il sesso usato bene è una possibilità straordinaria. Il Concilio è stato un punto molto importante, ciononostante non è riuscito ad aprirsi abbastanza nei confronti del matrimonio.
I giovani si sposano, hanno un’attrattiva, un desiderio reciproco, poi col tempo questo desiderio può sparire o viene soffocato. Anche nelle catechesi più recenti, e perfino in certi discorsi del Papa, desiderio e concupiscenza vengono usati come sinonimi, come se indicassero la stessa cosa. Ma tutti gli sposi che vivono positivamente il loro matrimonio conoscono la differenza tra i due termini: concupiscenza significa voler sottomettere l’altro, cosa estremamente negativa. Mentre il desiderio è estremamente positivo. Se non c’è desiderio il matrimonio rischia di naufragare: un disastro! Deviazioni sessuali e adulterio si possono curare soprattutto coltivando il desiderio reciproco, perciò consigliamo ai coniugi: coltivate l’amore, curatelo nel suo ambito naturale che è il matrimonio. Molti matrimoni si sfasciano per mancanza di desiderio, per questo crediamo che la pastorale ecclesiastica dovrebbe insegnare a coltivare particolarmente il desiderio nell'ambito del rapporto coniugale. La sessualità è uno straordinario collante del matrimonio, un momento di comunione, di unione della coppia.
Secondo noi c'è toppo una scarsa fiducia nello Spirito Santo, che si potrebbe definire il software dell’universo, cioè è un programma a disposizione di tutti che propone sempre nuovi spunti di riflessione. Ad esempio, venti o trent’anni fa c’era il problema di evitare un figlio indesiderato, oggi esiste il problema inverso: come si fa ad avere un figlio se non viene. Un problema mal affrontato, e molte coppie si fanno prendere dall’ossessione del figlio proprio e anziché adottarne qualcuno abbandonato, cosa di cui ci sarebbe tanto bisogno, preferiscono addirittura costruirne uno con i cromosomi di qualcun altro.
Sul perdono ci sono tanti pregiudizi, pensando soprattutto che nasca come conseguenza di un torto ricevuto, e invece è uno stato d’animo permanente sul quale rimbalzano le offese. Come dire: tu puoi fare qualunque cosa, ma io ti perdono comunque. Un atteggiamento vincente che porta a superare ogni difficoltà. Il punto fondamentale è l’ascolto: dobbiamo metterci in ascolto e impariamo tante cose, perché nessuno può dirci cos’è giusto o non giusto per noi, ma noi possiamo imparare da chiunque. Il saggio sa imparare dallo stolto molto più di quanto lo stolto sappia imparare dal saggio: la conoscenza matura solo in chi si pone in ascolto.
Per concludere, il matrimonio è un arte, è un cammino molto divertente!
domande ai relatori:
Mi è piaciuto molto il discorso del perdono, che è uno stato d’animo permanente: vorrei qualche indicazione su come arrivarci.
Bisogna educarsi al perdono: prima cosa esserne convinti, prima cosa che è per il proprio bene altrimenti il rancore finisce per distruggere. Il perdono è uno stato d’animo: non si comanda, non è possibile obbligarsi ad amare o ad essere felice: ci sono delle cose che sono conseguenza automatica di altre e su queste non si può lavorare, non si può decidere, ad esempio, da domani voglio essere felice. Ma si può lavorare in modo che le conseguenze automatiche siano positiva. Così assumere certi atteggiamenti e comportamenti producono come conseguenza automatica uno stato d’animo di perdono. Uno dei metodi possibili è comportarsi “come se”: io sono arrabbiato ma mi comporto come se fossi allegro e dopo un po’ lo diventerò davvero. Chi comincia a comportarsi come se avesse già perdonato, dopo un po’ si accorgerà di riuscire a perdonare.
Vorrei sapere della vostra esperienza vicino ai malati terminali quali insegnamenti per la vostra coppia, la vostra famiglia.
Sono esperienze di cui non è facile parlare, che cambiano qualcosa dentro e mettono a contatto con il mistero della vita, che aiuta anche a scoprire il positivo nelle situazioni drammatiche. Nel nostro rapporto di coppia ha significato imparare a pregare insieme, a condividere esperienze forti, a renderci disponibili verso gli altri. Tutte esperienze toccanti.
Ho delle perplessità: non riesco a capire quando non c’è niente da fare in una separazione…
A noi piacerebbe dire che tutto si può risolvere, perché non è nel nostro carattere gettare la spugna e dire che non c’è più niente da fare. Certamente per superare certe difficoltà l'intenzione dev'essere reciproca. Perciò, quando uno dei due assolutamente non vuol più provarci, allora, ma solo allora, trascinare avanti per forza una matrimonio non sarebbe più un fatto positivo.