Dalla presentazione al catalogo di Marco Guzzi
IL GUSTO DI RESTARE UN DILETTANTE
Uno degli aspetti più interessanti della vita di Antonio Thellung mi pare che sia la difficoltà a darne una qualsiasi definizione complessiva. Come possiamo definire infatti l’attività o la vocazione di quest’uomo che è stato attore, campione automobilistico, pittore di fama, fondatore di comunità, assistente di malati terminali, scrittore, e tante altre cose insieme?
Questa indefinibilità mi pare un ottimo punto di partenza per parlarne, e un segno di grande attualità. Thellung infatti non è uno specialista, non è una persona che si sia incasellata in una qualche struttura identitaria stabile. Egli è in tal senso propriamente un nomade, un uomo che incarna nella propria storia diverse figure di sé, un trans-figurante cioè, un vero e proprio attore, un essere che agisce, dà vita alla sua parte, alle varie parti che interpreta, senza però mai identificarsi del tutto con il copione del momento, o perlomeno identificandosi con esso, ma mantenendo sempre un certo distacco.....
….. Si definisce per questo un “dilettante”, aggettivo che d’altronde usava per sé lo stesso Goethe, che certo non era un superficiale. Giocare infatti è una cosa molto seria, e tutti i bambini ce lo insegnano con la loro straordinaria concentrazione, con la loro capacità di unire divertimento e apprendimento, esperienze fondamentali e piacere. Perciò Schiller poteva scrivere: «Allora l’uomo è veramente uomo, quando, giocando, si diverte con le cose»…..
….. E poi c’è come un clima complessivo che intride tutte queste esperienze, come un’atmosfera di fondo, che è una sorta di ironia, di autoironia, un costante sforzo di abbassare i toni, di dire le cose senza battere i pugni sul tavolo, ma anzi quasi subito contraddicendosi, mostrando il lato debole e la relatività delle proprie convinzioni, un gioco anche qui che oscilla tra l’understatement anglosassone e una forma di scetticismo o di gusto nell’autoconfutazione, nell’autoridimensionamento. Forse proprio qui, in bilico tra credere e non credere, anche nella propria opera, si nasconde il segreto e la bellezza di questa vita e di questo uomo, che però, pur dubitando, non ha mai smesso di sperare, come dice lui stesso in questi versi:
Ho cercato disperatamente
cosa ho trovato? Niente.
E tuttavia quel niente è la speranza
che senza scoraggiarsi, avanza.