Per iniziare
Con l'esperienza si apprendono tante cose, e invecchiando il bagaglio di conoscenze aumenta sempre più. Giunto ora all'età di 86 anni durante i quali ho letto molto, studiati parecchi testi, scritto oltre 25 libri (senza contare articoli di giornale, conferenze, e conversazioni di vario tipo); e dopo aver attraversato mari, visitato continenti, paesi, città, siti archeologici, meraviglie della natura; e praticato per lunghi anni l'automobilismo sportivo con grandi successi e cocenti sconfitte; e dipinto in abbondanza non senza il lustro di qualche mostra prestigiosa (ma anche di qualche stroncatura); e svolto diverse attività, sia professionali che imprenditoriali, alcune brillanti ma altre fallimentari; e anche dopo aver convissuto per oltre vent'anni in una comunità di famiglie e dedicato alcuni decenni all'assistenza domiciliare a malati terminali; penserei di avere accumulato un abbondante bagaglio di esperienze.
Tuttavia potrei dire che da tempo sento crescere sempre più l'incertezza (per non dire inquietudine). Perché mi accorgo ogni giorno di più che le conoscenze non sono mai sufficienti per spiegare il senso dell'esistenza, né per sciogliere i punti interrogativi e acquietare le insaziabili curiosità che sento crescere col passare del tempo. Anzi, a pensarci bene, direi che tutto quel che ho vissuto mi appare straordinariamente incredibile.
La cosa più strana, però, è sapere di avere ormai sulle spalle oltre 66 anni d'amore coniugale, che mi ha permesso di trasmettere i miei cromosomi a quindici discendenti tra figli (3), nipoti (8) e bisnipoti(4), con età variabile da 1 a 63 anni. So bene che parlare di un amore che continua a funzionare perfino da vecchi mi renderà antipatico a molti, col rischio di venir considerato uno sbruffone contaballe. Ma la vita vivente non può essere nascosta sotto una coltre o lasciata svanire nel lento rarefarsi di memorie non condivise, perché non è possibile sentirsi avvolto da una tale densa atmosfera senza tentare di comunicarla. Tanto più oggi, che sembra di moda l'amore usa e getta, qualcuno deve pur testimoniare che è ancora possibile coltivarlo per l'intera vita. Così, con la mia sposa, abbiamo deciso di provarci noi, nella speranza di stimolare anche altri a farlo.
Per questo non posso tacere, perché quel che la sorte mi ha riservato sembra proprio un'esperienza che travalica i limiti umani. Prendetemi pure per un visionario, cosa che potrebbe anche essere vera sul piano razionale, ma rispetto al cuore che batte le valutazioni mutano radicalmente di significato, immergendosi nell'incredibile.
Riflettendo poi sul nostro tenerissimo amore (che definirei incredibile se non lo sperimentassi personalmente) il pensiero mi è andato alle tante e tante incredibili stranezze esistenti nel mondo. Così, mettendone a fuoco alcune mi sono reso conto che un amore coniugale ad libitum, come quello che mi accompagna in permanenza, non è più strano di molte altre stravaganze. Qualcuno probabilmente troverà provocatorio questo scritto, e forse lo è, anche se la mia intenzione è semplicemente quella di comunicare esperienze viventi e vissute.
Aggiungerei solo che, al di là di qualsiasi valutazione esistenziale o etica, è lo stupore che più mi accompagna quotidianamente in questo mio finale di stagione. Perciò spero nella benevolenza dei lettori, perché non è facile raccontare eventi straordinari.
Dal Blog di Paolo Scquizzato
https://www.paoloscquizzato.it/immagini-parole/amarsi-vecchi-credere-nellincredibile.html
Amarsi da vecchi e credere nell’incredibile
16 novembre 2017 Immagini & parole:
Il mio caro amico Antonio Thellung, ha pubblicato da pochi mesi per Gribaudi il libro ‘Amarsi da vecchi e credere nell’incredibile’.
Antonio ha 86 anni, ed è sposato da una vita con Giulia. Da questa sorgente è scaturito un fiume composto da quindici discendenti, tra figli, nipoti e pronipoti.
Antonio e Giulia sono un miracolo, nel senso profondo del termine, una cosa meravigliosa, come l’amore che li muove.
Dopo aver pubblicato qualcosa come venticinque libri, ora Antonio ha deciso di scriverne ancora uno. Io credo il più ‘grande’. Grande non per la mole – poco più di 140 pagine – ma per maturità e profondità.
È la biografia di un amore, con tutto ciò che concerne questa cosa qui che ci ostiniamo a definire sentimento ma che è infinitamente di più.
Sessantasei anni di matrimonio, sessantasei anni di vita insieme. Un ‘momento’ di vita, come un’atmosfera che ha permesso entrambi di sbocciare, di venire alla luce.
L’amore fa rinascere, perché non è che questo: terreno in cui il seme può deflagrare permettendo a ciascuno di diventare se stesso. È splendido leggere: «siamo parecchio diversi, come carattere e forma mentale, e abbiamo dovuto lavorare a lungo per raggiungere una (quasi) piena intesa, ma confermo che per fortuna litighiamo ancora». L’amore non assorbe l’altro. L’amore non livella le differenze ma in qualche modo le esalta, per questo è importante lo scontro come in-contro, la rabbia, il dissenso. Ma dopo una vita, Antonio scrive che finalmente si è imparato a litigare tenendosi per mano.
Massimo Recalcati, acuto psicanalista italiano, ricorda che l’amore permette di perpetuale il nuovo nel solito. Il miracolo dell’amore è trasformare lo stesso in nuovo, rendere ogni giorno nuovo. Ebbene, Antonio scrive: «Che tenerezza! Ci diciamo sempre le stesse cose, eppure ogni volta risuonano come se fossero novità! […] Con lei accanto mi è così facile sentirmi felice: poter piangere insieme per le disgrazie, ma anche ridere insieme, quando è il caso, non è una realtà incredibile? Ci sentiamo sacramento dell’amore divino, che tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta: chi sono io per meritarmi tanta grazia?».
Giulia è piena d’acciacchi, profondamente segnata nel fisico: «Oggi potermi dedicare alle necessità della mia amata lo trovo straordinariamente stimolante. Ecco perché mi sento tanto fortunato in questo mio nuovo ruolo di badamante. L’amore è bello a tutte le età, ma da vecchi è superlativo. […] Non nego che ora sia rugosa e devastata qua e là da sfioriture maligne, ma lei non si lascia turbare perché, dice, si sente amata: tanto tanto amata. Per le limitazioni a gestire la casa, sovente dice di sentirsi una palla al piede, ma io amo la mia palla al piede, me la prendo in braccio e corro. […] Talvolta si sente un rudere, ma poi conviene con me che anche il Colosseo è un rudere, e tuttavia vengono a Roma da tutto il mondo per ammirarlo.
Questo libro scritto da un ottuagenario, sull’arte di amarsi da vecchi, non è però rivolto principalmente a dei lettori vecchi. È un libro per chi sta muovendo i primi passi in quel mondo ‘divino’ chiamato amore, un libro per chi sta imparando a dire ‘ti amo’, per chi comincia a sentire nella carne la ferita delle delusioni, dei tradimenti e delle conseguenze dell’amore. È un libro per quei giovani amanti che stanno imparando il faticoso vocabolario dell’amore.
Il viaggio tra queste pagine è come affidarsi ad un poeta ed esperto navigante che conosce le parole giuste per descrivere e raccontare cosa sta al largo dell’amore, della bellezza inconcepibile degli abissi, e in grado di assicurare che seppur in mezzo ai marosi è possibile rimanere a galla senza affondare, e rivedere ancora una volta l’ennesima alba sempre antica e sempre nuova. E lo racconta in particolare ai giovani amanti, che su piccole imbarcazioni da diporto, confondono spesso la passione con l’amore, il porto con l’oceano, un alito di vento con la tempesta.
Grazie caro Antonio, che anche a me prete, fai intuire il miracolo e la bellezza dell’amore coniugale. E ti chiedo scusa se noi professionisti di Dio il più delle volte siamo entrati, come guardie e ladri nel sacro recinto dell’amore, sporcandolo col nostro moralismo spesso inopportuno e invadente.
Che sensazione bella
star qui sdraiato accanto a te
pelle contro pelle.
E qual calore
sentire che avviluppa
il nostro cuore.
Il paradiso esiste, l’ho incontrato
stamane un flash mi è stato anticipato.
Quanto sei bella da vecchia sposa mia
Non mi stanco d’amarti, e così sia.
AVVENIRE (11 novembre 2017 – pag 16) L’intervista
Lo scrittore, 3 figli e 12 tra nipoti e pronipoti, legge il 'messaggio' intrecciando i fili della sua lunga esperienza È stato anche fondatore di comunità e assistente di malati terminali
«Noi sorridiamo insieme da 66 anni»
Thellung: la parola chiave è “per dono”, cioè condividere tutto gioiosamente
Intervista di LUCIANO MOIA
«Ottima idea un messaggio che parla della gioia della vita. E proprio vero. La gioia è il segreto di tutto. Io e mia moglie ci amiamo da 66 anni e il nostro presente continua a diventare sempre più bello».
Lo racconta Antonio Thellung, 86 anni, mentre tiene tra le mani due testi che sembrano sorprendentemente coincidenti. Da una parte il messaggio dei vescovi per la 40ª Giornata nazionale della vita. Dall’altra il suo ultimo libro,Amarsi da vecchi. E credere nell’incredibile (Gribaudi, pag. 144, euro 11,50) da pochi giorni in libreria. Il consiglio permanente della Cei spiega che il «punto iniziale per testimoniare il Vangelo della vita e della gioia è vivere con cuore grato la fatica dell’esistenza umana». Thellung ascolta, annuisce e commenta: «È proprio così. Che bella vecchiaia stiamo vivendo con mia moglie Giulia. La più grande fortuna sta senza dubbio nell’avere qualcuno da amare. Noi abbiamo la sensazione di fare esperienza d’amore divino, perché se non fosse così non sapremmo proprio da cosa potrebbe derivare questa nostra incredibile beatitudine».
Tre figli, otto nipoti, quattro bisnipoti, una vita intensissima, colma di soddisfazioni ma anche di grandi dolori, come la morte di un figlio a 50 anni per una rara malattia genetica, la sofferenza più straziante che possa vivere a un genitore. Ma Antonio non si è arreso. Si è interrogato. Ha interrogato Dio. Ha capito che il male, anche quello più atroce e più ingiusto, non può mai cancellare il bene. E che la gioia non è solo fondata sulla speranza dell’aldilà, ma ha anche un fondamento razionale. «Bisogna viverlo per scoprirlo. E ne vale la pena. Dopo tutto abbiamo a disposizione solo 4 o 5 vite».
Sorride, ma le sue 'vite' sono state davvero molte e straordinarie. Come una matrioska, spiega, si sono incastrate una dentro nell’altra. Due volte campione italiano di rally, pilota d’aereo, fondatore di comunità, assistente di malati terminali, scultore, pittore, poeta. Ha scritto anche 25 libri, tra cui alcuni saggi di teologia esperienziale che non hanno mancato di far discutere. Come La morale coniugale scompaginata (1999), La conversione dei buoni (2004), a quattro mani con Alberto Maggi, L’elogio del dissenso(2007), I due cristianesimi (2012).
Tante esperienze forti, tanti successi. La gioia più grande?
Il mio matrimonio, la mia grande famiglia. Il nostro amore coniugale è stato costruito fin da subito con l’intenzione di durare nel tempo. Avevamo immaginato che un rapporto monogamo portato avanti per tanti anni, po-tesse produrre frutti interessanti, oggi conosciamo i risultati e possiamo dire che sono più interessanti di quanto ci saremmo potuti immaginare
Nel libro, ad di là della triste vicenda di tuo figlio, racconti di tanti altri momenti senza luce. Il ricordo più amaro?
Forse la fine della comunità familiare messa in piedi nel ’77 con altre sei famiglie sulla scia del Concilio, e che per vent’anni è riuscita a concretizzare tante iniziative inte- ressanti. Poi tutto è finito. Non siamo stati in grado di innestare quel processo dinamico nel futuro. Forse siamo stati troppo legati a schemi di vita borghese. Hanno prevalso le esigenze nei confronti dei figli che non gradivano quella vita comunitaria. Ci siamo arresi. La 'Comunità del mattino' si è sciolta. E mi dispiace.
Alla fine del messaggio ci sono quattro parole che, riprendendo il capitolo quinto di Amoris laetitia, sembrano una sintesi delle virtù coniugali: gratuità, generosità, perdono, misericordia. Qual è la più importante?
Perdono, sicuramente. Anzi, 'per dono', che non va inteso però come una scelta di riparazione, come qualcosa che si mette in atto perché le cose non funzionano. Il 'per dono' dev’essere un atteggiamento da scegliere a priori, quando tutto sembra andare. Ci facciamo il 'dono' di condividere tutto, gioie e amarezze, di continuare per sempre con te. E quando c’è qualcosa che non funziona, litighiamo pure, ma tenendoci per mano, mettendo prima in campo tutto quello che ci unisce.
Un’altra delle tue esperienze forti è stata l’assistenza ai malati terminali, tema oggi centrale nel dibattito sul fine fine e dopo il 'no' ribadito dal Papa all’accanimento terapeutico. Se ne parla anche nel 'messaggio'. Qual è la tua opinione?
Ho accompagnato alla fine più di 50 persone e ne ho scritto nel libro Accanto al malato fino alla fine (1998), un testo di speranza nel segno del profondo rispetto profondo per la vita. Ha ragione il Papa. Non si possono dettare regole valide per ogni circostanza e non c’è un confine netto che ci dice quando è giusto continuare ad assistere i malati e quando invece occorre arrendersi. La parola chiave ancora una volta è discernimento. Dopotutto viviamo anche per imparare a morire. Ma anche in questo caso, alla luce della fede e come concludono i vescovi nel 'messaggio', lasciamo che la gioia vinca ogni tristezza.
altri commenti
02/01/2018
Antonio carissimo!
Finisco ora di leggere il suo libro 'amarsi da vecchi' (mio marito me lo ha regalato come regalo di natale sapendo che lo stavo cercando) e la necessità di ringraziarla non è contenibile...
Cerco da Arnaldo il suo indirizzo mail per dirle appunto: GRAZIE.!
Grazie per averci regalato qualcosa di così intimo
Grazie per l’esempio, l'incoraggiamento,la speranza, lo stimolo che ci offrite!
Grazie perché ci aiutate a capire come diventare migliori e prepararci a vivere pienamente il nostro amore da vecchi.
Grazie per non aver avuto paura di usare la parola vecchi!
Sembra che tutti si diano un gran da fare per cancellarla e far finta che non ci sia…purtroppo i primi sono i vecchi stessi..lasciandoci una eredità di "paura di invecchiare"...così che ora (55 anni) che iniziamo a declinare ci sentiamo quasi senza speranza, finiti già prima di finire!!!! E anche del nostro amore... quasi quasi ci vergogniamo.-Ti sembra - dico al mio sposo - ormai siamo vecchietti, cosa diranno gli altri?-
Leggere il libro è stato come entrare a casa vostra! (che ben ricordo).
Vivendo un pochino insieme a voi la quotidianità di badamante è stato meravigliosamente sorprendente, mi sono riappropriata del mio ottimismo, della mia fiducia nel futuro, di mio marito che invecchia insieme a me nel nostro lettone!!!!!
Ogni incontro con voi è stato un momento di crescita ed una pietra miliare! da quel lontano 2001a Soratte!
Si, sono Anna, del gruppo san Lino (amici di Jossa ) e già allora con la confidenza 'della verniciatura persiane' mi aveva impressionato!☺
Quella foto scattata lì, con voi al centro, e i nostri bimbi di pochi anni (adesso ne hanno 25) campeggia nella vetrinetta del nostro tinello, non per ricordare con nostalgia al passato, ma per ricordare di tenere presente come vivere il nostro amore cercando di seguire il vostro esempio incredibile!
Perciò...sarà pure un allievo di tanti maestri, ma non un maestro senza allievi!!!! (anche se indegni).
Vi vogliamo tanto bene.
Vi accompagniamo con la preghiera affinché possiate davvero morire d’amore per passare insieme in un amore incredibilmente ancora più grande!!!!!
GRAZIE GRAZIE.
Anna e Giovanni
PS un bacio a Giulia che ho nei miei pensieri ogni volta che spolvero! Visto che mia figlia seconda, dopo essere stata a casa vostra ha pensato di imitare Giulia nella collezione dei gufi!
Angel Urban (Università di Cordoba)
Quanta gioia mi ha fatto ricevere il libro che, pur firmato solo da Antonio, è stato fatto, eccome!, anche da Giulia. Mille grazie per il magnifico dono. Sono rientrato a Córdoba lunedi scorso, dopo un tempo al paese, e giusto d'allora ho incominciato a leggerlo. Nei tuoi scritti trovo sempre novità, entusiasmo, vita in una parola. A volte fascinato, a volte sorpreso, ammirato sempre colla tua matura prosa. Certo, in questo tempo di smarrimento il libro è un testimone ineluttabile per i coetanei, insolito forse per le nuove generazioni che a volte appena sanno manco scrivere ed esprimersi. Penso a volte che il loro cammino non è quello che abbiamo fatto noi, e solo desidero per loro che la luce gli sia sempre presente. Quanti ricordi di tutti i colori poi nell' inno all'amore cantato lungo le pagine del libro. E' anche un inno alla vita.
Amore e Vita non si possono scindere, la mancanza di uno è la morte dell'altro, per questo niente è estraneo a questa sorprendente coppia. Tutto trova il suo posto tra loro.
Tanti AUGURI per il 25 a Catania. Vi penserò come al solito in altre occasioni.
Un abbraccio tanto forte, con il mio sincero e cordiale ringraziamento.
Angel Urban (Università di Cordoba)
ti scrivo per confermarti che non solo il libro è arrivato, ma che l'ho già letto con piacere e senza la minima incredulità, perché la vostra storia certo non è comune, ma non è incredibile. Fra l'altro hai avuto il gran merito di trattare anche le cose più profonde con mano leggera, tanto che mi è sembrato di essere seduto ad ascoltarvi, nella vostra casa circondata dagli alberi. Grazie di questa lezione di serenità e leggerezza (ricordando il discorso del cuore pesato e della piuma, al Museo egizio, l'anno scorso).
Un abbraccio a te e a Giulia
Paquito Blanchetti
ho letto con piacere il tuo libro Amarsi da vecchi, gustato, per “osmosi”, la raffinatezza del vostro buon vino invecchiato e come si usa fare in simili circostanze, l’ho poi suggerito agli amici con la speranza/certezza che lo troveranno ugualmente prelibato. Grazie per averlo con-diviso
Piergiorgio Bortolotti
Antonio Thellung è una certezza, grazie della sua testimonianza sempre preziosa!
Speriamo di presentare questo libro a Bologna, magari con la presenza dell'amico comune il vescovo Matteo Maria Zuppi
Chiara Sibona - Eremo di Ronzano - Bologna
Ho letto subito il primo capitolo: impressionante delle proporzioni che negli anni 60 avevamo imparato per capire la funzione di Cristo nel cammino della storia umana. Nei tuoi calcoli è ancora più impressionante soprattutto ora che siamo certi (o quasi) dell’esistenza di altre forme di intelligenza nell’universo. Auguri intanto per il tuo nuovo mestiere di badamante a tempo pieno!
Saluti affettuosi e abbraccio a te e alla “tua sposa”
Carlo Molari
Perdonami per il ritardo con il quale ti scrivo per ringraziarti del graditissimo dono del tuo ultimo bellissimo libro.
Per me questo è un periodo molto faticoso perché la scuola ci sta assorbendo con compiti ed impegni che ci distraggono da quello che dovremmo veramente fare, accompagnare gli alunni nel loro cammino formativo.
Ho letto il tuo prezioso volume e di botto ho pensato ad altre grandi storie d'amore come quella tra il generale Carlo Alberto dalla Chiesa e sua moglie Dora, purtroppo prematuramente scomparsa all'età di 51 nel 1978: nella sua autobiografia In nome del popolo italiano, curata da Nando dalla Chiesa, c'è un'avvincente sezione dedicata alle loro lettere che mi è venuta subito alla mente dopo aver letto il tuo libretto.
Grazie per la tua e vostra testimonianza: ci date tanta speranza!
Spero di risentirti se ti sarà possibile.
Un abbraccio a te ed a Giulia.
Lorenzo Tommaselli
Ho letto il libro con molta attenzione ed infiniti momenti di commozione venivano man mano evocati dalle tue parole che si concretizzavano in ricordi…. E che ricordi!
Devo dire che l’amore che avete la fortuna di vivere tu e la zia Giulia è non solo incredibile ma anche un po’ invidiabile anche se come hai scritto non è stato immune da dolori, anzi!
Al tempo stesso è un grande esempio per tutti.Il libro è molto bello e si legge di un fiato, ed in particolare mi hanno colpito due frasi:
Ma se invece, al contrario, l’inconoscibile avesse la singolare caratteristica di crescere sempre più, a mano a mano che viene esplorato?
…….perchè da chiunque possiamo imparare qualcosa, se ne abbiamo voglia
In qualche modo queste due frasi sono legate perché parlano di inconoscibile e imparare. Con una buona dose di curiosità non si dovrebbe mai smettere di aver voglia di imparare ed in questo modo il proprio muro della conoscenza si sposterebbe sempre di un pochino….
Non è vero che sei un maestro senza allievi, io ho il privilegio di considerami una tua allieva. Ho sempre imparato tante cose nelle nostre chiacchierate, come per esempio capire delle sfumature della vita, alle quali non avevo mai pensato. Ti ricordi quando da ragazza mi hai detto che non avrei dovuto aspettarmi che il mio lui mi amasse come volevo io, ma avrei dovuto permettergli di amarmi come sapeva fare lui. Se per me poi fosse andato bene, bene, altrimenti mi sarei dovuta ricordare che uno non può amare come vuole un altro, non sarebbe naturale. Non è forse questa una lezione sull’amore?
Sei stato e sei tante cose, sicuramente sei un ottimo zio!
Ti voglio bene.
Francesca Fracassi
Grazie del libro che ho ricevuto e che leggerò con calma.... Lasciati dire che è incoraggiante e coraggioso. Nel tempo dell'usa e getta, del mordi e fuggi, del tutto e subito .... una lode alla vecchiaia come tempo della vita e della vita abbondante è davvero una cosa molto bella.
A te e a tua moglie un caro saluto e un grazie!
Marinella Perroni (che invecchia anche lei, ma non se ne dispiace!)
Carissimi Antonio e Giulia;
Vi ringrazio di cuore per l’ultimo libro: “AMARSI DA VECCHI..., e credere nell’incredibile”, che mi avete mandato, che ho letto d’un solo fiato, e per l’ulteriore atto d’amore per Giulia, da "badamante” che tu, Antonio, stai facendo. Un libretto di preghiere diventate coscienza, per uno come te, e per me. Che sa confondere, senza compromessi, l’amarsi per quel che siamo, con la bellezza. E’ l’amore che ci coinvolge dentro, con tutte le passioni del quotidiano d’oggi. Mentre ci teniamo per mano con le nostre compagne di vita, come tu proponi, e nonostante tutti gli acciacchi che ci portiamo dietro..., sempre con tutti i figli e le loro famiglie vicini, e ancora con i molti impegni in cui siamo coinvolti. Nonostante quel che si vede in giro, per noi spero continui così. Con la presunzione di conoscerti un po', però, un‘unica osservazione mi azzardo a farti, per quel che scrivi: sono sicuro che il tuo amore coniugale non sia incredibile, ma un'esempio.
Con tutto l’affetto e l’amicizia possibili, anche a nome di Franca, ti ringrazio, augurando a te, Giulia e famiglia, di tenervi per mano ancora a lungo, nella salute possibile e nella bellezza.
Pace e bene.
Gualtiero e Franca Meneghelli.
Adista Notizie n° 39 del 18/11/2017
http://www.adista.it/articolo/57844
39139 ROMA-ADISTA. Un «amore coniugale» lungo sessantasei anni: una stranezza, ma «non è più strano di molte altre stravaganze». Così Antonio Thellung presenta e introduce il suo ultimo libro, dedicato all’amore «da vecchi», come dichiara fin dal titolo: Amarsi da vecchi e credere nell’incredibile (Gribaudi, Milano 2017, pp. 144, 11,50€, acquistabile presso Adista: tel. 06/6868692; email: abbonamenti@adista.it@ internet: www.adista.it).
«Sessantasei anni d’amore coniugale ricco di scontri e incomprensioni, ma da tempo abbiamo imparato a camminare tenendoci per mano», spiega Thellung. «E ora che siamo acciaccati, e la mia amata ha particolare bisogno di aiuto, che cosa dovrei fare? Affidarla a una qualche badante? Fossi matto! Ho messo da parte tutto il resto e faccio il “badamante” a tempo pieno».
Thellung, qual è la ricetta per realizzare pienamente un amore coniugale?
L’amore è bello a tutte le età, ma lo si può vivere in diversi modi. Al giorno d’oggi molti scelgono di convivere per vedere se il rapporto funziona, pronti però a “lasciar perdere” se ci sono difficoltà e contrasti. E così, sovente, quando si litiga c’è il rischio di accecarsi al punto di spararsi addosso qualsiasi cattiveria, per umiliare il partner. Ma in tal modo si cade nell’irreparabile.
L’amore coniugale ha caratteristiche particolari, non per quanto riguarda l’intensità ma l’orientamento, perché mentre vive pienamente il presente tiene contemporaneamente a fuoco il futuro. È un po’ come dirsi: mi piace amarti e mi piace essere amato, perciò voglio che sia così anche domani, e dopodomani, e l’anno prossimo, e per sempre. Con questo obiettivo, di fronte alle difficoltà si diventa più facilmente capaci di non esasperare i conflitti e trovare qualche soluzione, perché grande sarà la voglia di non compromettere il progetto. In tal modo, col passare del tempo, le velleità secondarie spariscono e si consolidano i valori primari.
Una volta realizzato il percorso si può gustare tutto il sapore dell’amore coniugale compiuto. Per usare una metafora, si potrebbe dire che l’amore è come il formaggio: c’è quello fresco (ricotta, mozzarella, stracchino) quello semistagionato (fontina, caciotta) e poi c’è il parmigiano. Sarebbe stupido voler stabilire se l’uno è più buono dell’altro, e tuttavia, mentre il formaggio fresco lo si può gustare appena fatto, o quasi, non è possibile conoscere e gustare il parmigiano senza lasciarlo stagionare per tutto il tempo necessario. Chi non affronta questa stagionatura semplicemente non conoscerà il parmigiano.
Ma quelli che, per varie ragioni, vivono un amore non coniugale sono fuori strada?
Assolutamente no! Ciascuno sceglie la strada che vuole e solo lui può sapere quali sono i frutti. Per esempio ho un nipote che non si sogna nemmeno di coltivare un amore coniugale, si dichiara soddisfattissimo di vivere il presente quotidiano, e si guarda bene dal programmare il futuro che al momento pare non gli interessi. Credo che la maggior parte delle persone, all’idea di lavorare tutta la vita per costruire un grande amore non ci pensi neppure. Tanto più che oggi, caduti molti tabù, per i giovani è diventato abbastanza facile “fare l’amore”. Solo che fare l’amore non significa amare: si tratta solo di piacevoli esercizi di ginnastica erotica.
E chi non ce la fatta ha fallito?
Le valutazioni moralistiche non c’entrano. Sarebbe come chiedersi se sono dei falliti tutti coloro che non diventano grandi artisti, o grandi medici, o grandi scienziati, o grandi atleti. Intanto dipende dalle scelte, e quella coniugale, in senso autentico e non formale, è scelta di pochi. Poi bisogna vedere con quale determinazione viene portata avanti. E infine ci sono anche naturalmente le circostanze esterne che possono essere per taluni favorevoli e per altri contrarie. Insomma, se m’interessa e m’impegno a costruirmi una casa può anche darsi che non ci riesca. Ma se non m’interessa e non m’impegno non ci riuscirò di sicuro.
E poi ci sono molti che fanno una scelta di vita da single. Sono forse dei falliti? Io racconto semplicemente la mia esperienza senza alcuna pretesa di esprimere giudizi su percorsi altrui.
Qual è il ruolo della sessualità in un amore da vecchi?
Non potrei certo negare che le reazioni fisiche, alla nostra età, non funzionino più come un tempo, e tuttavia l’erotismo è molto più ampio degli atti sessuali convenzionali, e posso testimoniare che in un amore ben stagionato continua a manifestarsi spesso con intensità. Noi viviamo frequentemente momenti che non saprei definire se non profondamente erotici.
Nel libro scrivi che l'amore coniugale non è più strano di molte altre stravaganze. Perché lo ritieni una stravaganza?
A me sembra che tutta la nostra realtà sia trapunta di stranezze, e nella seconda parte del libro ne ho elencate parecchie. Anche nell’amore, in teoria tutto può essere spiegato razionalmente, ma questa travolgente e tenera emozione da dove viene? E poi, mi domando, perché se guardo una qualsiasi donna della nostra età non mi sento fisicamente attratto, mentre quando guardo la mia sposa, pur vedendo bene le sue sfioriture, continuo a trovarla attraente? Forse perché siamo invecchiati insieme? E non è forse una grande stranezza, questa?
Cosa pensi della morale cattolica ufficiale su questo tema? Il recente Sinodo sulla famiglia e Papa Francesco hanno spostato qualcosa, oppure si resta ancorati alla tradizione?
Circa vent’anni fa ho scritto La morale coniugale scompaginata per tentare di smantellare, dalla mia posizione di sposo maturo e felice, le interpretazioni restrittive sulla Humanae Vitae che il magistero papale di allora sosteneva fermamente. Da quel tempo molte cose sono cambiate, grazie anche a Francesco, ma credo però che ci sia ancora della strada da percorrere per giungere finalmente a considerare la sessualità un’autentica grazia di Dio, e l’amore coniugale il luogo privilegiato dove poterla vivere e sviluppare in pienezza.
Forse, per costruire un grande amore c’è bisogno anche di molta fortuna, considerando le difficoltà che affliggono la vita quotidiana…
Noi due ci consideriamo molto fortunati, ma il nostro non è affatto un amore spensierato. Intanto la mia sposa, che sovente pare abbia l’hobby di fare la cascatrice, ha i suoi guai fisici che ne limitano pesantemente l’autonomia. Inoltre, in una famiglia numerosa come la nostra, tra figli, nipoti e bisnipoti, le emergenze non mancano mai. E poi c’è stata la tragedia di nostro figlio, morto a 50 anni per una malattia degenerativa dopo una lunghissima e drammatica decadenza. Qualcosa di veramente straziante. Ma sarebbe giustificato sprecare tutto il positivo che esiste solo perché ci sono terribili tragedie? Con la mia sposa abbiamo imparato a intrecciare assieme felicità e angoscia, per vivere e condividere pienamente i dolori senza rinunciare alle gioie. Ed è così che viviamo il nostro emozionate e tenerissimo amore da vecchi.
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